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Teatri di pietra al tempo dei Borbone

Il teatro è uno dei centri della vita collettiva della polis greca, un luogo dell’identità culturale, politica e religiosa, che accoglie spettacoli e manifestazioni pubbliche investiti di un fondamentale ruolo educativo per il cittadino; ma costituisce anche la culla di sperimentazioni architettoniche e artistiche di grande rilievo. (Umberto Eco, 2014 – Storia della civiltà europea)

In occasione della Giornata Mondiale del Teatro (27 marzo 2024) vi proponiamo un “itinerario-racconto” che vi accompagnerà nelle architetture dell’antichità e dell’epoca dei Borbone, per celebrare lo spirito della ricorrenza mondiale e valorizzare la nobile arte teatrale.

La nascita del teatro, dal greco theaomai che vuol dire “vedo, osservo”, risale al V secolo a.C., quando ad Atene, in occasione delle feste in onore di Dioniso, venivano organizzate vere e proprie gare tra gli autori di tragedie, commedie e drammi in spazi architettonicamente organizzati.

L’aspetto agonistico era il mezzo attraverso il quale la polis intendeva educare la collettività ai valori civili. Inoltre, le storie messe in scena rappresentavano il momento della catarsi del singolo, che trovava, nei sentimenti e nelle passioni dei personaggi del mito e dell’epica, una forma di consolazione ai dispiaceri e alle pene della propria vicenda umana.

La diffusione del teatro antico nella Magna Grecia è testimoniata dall’edificazione in Italia meridionale di numerosi teatri, tra cui quelli di Siracusa, Taormina, Segesta, Catania, Locri Epizefiri e Velia.

La civiltà romana raccolse la maestosa tradizione dell’arte teatrale dalla cultura greca, realizzando nuovi teatri e anfiteatri in tutta l’estensione dell’Impero, con lo scopo di offrire alle popolazioni locali momenti ludici e di svago.

Nel Settecento con la riscoperta dell’antico, attraverso le campagne di scavo promosse dai Borbone nelle Due Sicilie, furono riportati alla luce le architetture teatrali di Ercolano e Pompei.

Teatro di Ercolano

Il teatro di Ercolano, costruito nei pressi del foro, poteva contenere circa duemilacinquecento spettatori. L’origine fortuita della sua scoperta risale al 1710 ad opera di un contadino mentre scavava un pozzo per irrigare il suo campo. In seguito, il duca d’Elboeuf, Emanuele Maurizio di Lorena, acquistò il pozzo per proseguire le indagini tramite cunicoli sotterranei concludendole tuttavia quasi da subito per il pericolo del crollo di abitazioni circostanti.

Solo nel 1738, per volere di Carlo di Borbone, furono condotte indagini sistematiche con cunicoli che permisero un passo significativo nell’esplorazione del teatro. Durante gli scavi del 1766, grazie allo studio e all’interpretazione di iscrizioni rinvenute nell’area del sito, si comprese che si trattava dell’antico teatro romano, di cui è stato possibile identificare il finanziatore della costruzione, Lucio Annio Mammiano Rufo, e l’architetto dell’opera Publio Numisio. Con una delle due iscrizioni marmoree poste sui tribunalia, dedicata a Marco Nonio Balbo, proconsole di Ercolano, è stato possibile datare la costruzione in età augustea.

Durante la Seconda Guerra Mondiale il teatro fu utilizzato come rifugio antiaereo. Oggi è visitabile in aperture speciali, con un calendario del Parco archeologico di Ercolano.

Anfiteatro e teatri di Pompei

Nel 1748 l’Anfiteatro romano ritornò al suo splendore grazie alle campagne di scavo borboniche. Capace di ospitare fino a ventimila visitatori, l’edificio si trovava in un’area periferica per agevolare gli spostamenti di tale gran numero di persone. Le iscrizioni del parapetto, che separava gli spettatori dall’arena, riportano i nomi dei magistrati Caius Quinctius Valgus e Marcus Porcius che finanziarono la costruzione delle gradinate riservate al pubblico.

Pompei ospitava anche il Teatro Grande dove si svolgevano rappresentazioni di commedie e tragedie di tradizione greco-romana. I lavori di scavo del teatro furono avviati nel 1748, facendo si che fosse tra i primi edifici pubblici del sito archeologico a essere liberato completamente dai depositi dell’eruzione. Il Teatro Piccolo di Pompei, noto anche come Odeion, ospitava esibizioni musicali e canore, oltre al genere del mimo. Solo tra il 1764 e il 1769 fu riportata alla luce gran parte dell’area del teatro.

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