Quest’uomo pareva a tal uopo appunto dalla natura sortito, come quello che ad una mente acuta e perspicace, ad una erudizione vasta e profonda, aggiungeva una pazienza instancabile, una imperturbabil costanza […] (Luigi Grillo, 1846 – Elogi di liguri illustri)
La rubrica “Il personaggio del mese”, il consueto approfondimento tematico legato alla programmazione mensile di Royal District” attraverso figure storiche e personalità contemporanee dell’arte, della cultura, delle istituzioni e del mondo scientifico, prosegue raccontando la figura di padre Antonio Piaggio.
Nato a Genova l’8 febbraio 1713, prese l’abito religioso a vent’anni e fu ordinato sacerdote scolopio nel 1736. Scrittore di manoscritti e abile miniatore, nel 1741 fu impiegato a Roma presso la Biblioteca Vaticana.
In considerazione delle sue particolari doti, su richiesta della corte borbonica, la Biblioteca Vaticana destinò Antonio Piaggio a Napoli per affrontare e risolvere il problema dello srotolamento degli oltre 1800 rotoli di papiro, carbonizzati dall’eruzione vesuviana del 79 d.C.. Questi furono ritrovati durante gli scavi borbonici a Ercolano presso la cosiddetta “Villa dei Papiri“, che si presume appartenesse a Lucio Calpurnio Pisone Cesonino.
Nel luglio 1753 Padre Piaggio arrivò nella capitale del regno e da subito si mise all’opera per la realizzazione di una macchina capace di srotolare la preziosa raccolta. Il processo innovativo ideato da Piaggio prevedeva una fase preliminare durante la quale i manufatti venivano ammorbiditi con colle vegetali. Successivamente, con fili di seta, si procedeva a legarli agli anelli della macchina che, tenendoli in tensione, permetteva lo svolgimento. Questa operazione era possibile solo per papiri di forma cilindrica e regolare, tagliati e divisi in colonne per questioni di praticità, data la loro lunghezza. Dopo l’apertura dei volumina, vi era la fase di copiatura dei testi, interpretazione e traduzione in latino dell’originale greco.
Per tenere traccia dei papiri svolti, Padre Piaggio li raccolse in un inventario. Con ogni probabilità, quest’ultimo coincide con quello (incompleto nella sua parte iniziale) rintracciato presso l’Archivio storico del Museo Archeologico Nazionale di Napoli. L’attività di tutela e studio proseguono oggi presso la Biblioteca Nazionale di Napoli, nella sezione de “Officina dei Papiri Ercolanesi”.
Il sacerdote scolopio morì a Resina, odierna Ercolano, nel 1796, prima del 31 marzo. La macchina di sua invenzione fu utilizzata fino ai primi anni Ottanta del Novecento, quando un’équipe norvegese ideò un metodo fondato sull’impiego di acido acetico, gelatina e acqua, che si rivelò molto efficace per lo svolgimento di papiri sia di forma regolare che non.
Recentemente, grazie alle immagini tridimensionali di tomografia computerizzata e algoritmi di intelligenza artificiale, tre giovani ricercatori hanno srotolato virtualmente un papiro della raccolta ercolanense, restituendo agli studiosi di tutto il mondo inediti brani della filosofia epicurea.