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Arcipelago borbonico, le isole delle Due Sicilie

È impossibile immaginare la vita di Ustica, l’ambiente di Ustica, perché è assolutamente eccezionale, è fuori di ogni esperienza normale di umana convivenza

Antonio Gramsci, Lettere dal carcere

Nel 1734, quando Carlo di Borbone divenne re di Napoli e di Sicilia, entrarono a far parte del suo regno le isole disseminate fra il Mar Tirreno e l’Adriatico, lungo le coste delle Due Sicilie. Alcune, come quelle Pontine al largo di Gaeta, furono un regalo della madre Elisabetta Farnese. Altre, come le Tremiti, di fronte al promontorio del Gargano, furono donate dai canonici Lateranensi. Le Eolie facevano parte del Regno di Sicilia mentre, più a sud di tutte, Lampedusa, isola privata dell’inglese Alessandro Fernandez, dopo varie vicissitudini fu acquistata definitivamente per 12 mila ducati nel 1839.

I sovrani borbonici si posero il problema di popolare e colonizzare quelle isole che, al contrario di Ischia e Capri abitate da sempre, erano allora semideserte.

Il primo fra tutti fu Ferdinando IV che in primo momento, attraverso il trasferimento coatto di vagabondi, indigenti e malfattori, si proponeva di sperimentare anche modelli sociali rieducativi ispirati alla filosofia illuminista dell’epoca.

Successivamente, con il decreto del 28 luglio 1771, che istituiva le colonie delle isole Tremiti, di Ventotene, di Ustica e di Lampedusa, i coloni sarebbero stati scelti tra chi viveva in povertà o era senza lavoro. A ogni colono veniva assegnato un terreno dove costruire una casa, insieme con 5 tomoli (circa un ettaro e mezzo) di terra coltivabile. Ognuno riceveva poi strumenti agricoli e un piccolo capitale per 3 anni, per superare le difficoltà dei primi tempi. Chi invece preferiva dedicarsi al mare riceveva “gli ordigni necessari per la pesca”.

Arcipelago pontino-campano

Ponza

Sia Carlo che Ferdinando IV di Borbone si adoperarono con un vero e proprio piano di rinnovamento e sviluppo delle pontine, colonizzando l’isola e facendo giungere a Ponza e anche Palmarola gruppi di popolazioni da Ischia, Torre del Greco e altre località della Campania interna. I sovrani, inoltre, promossero una serie di opere migliorative tra cui la ristrutturazione del vecchio porto e del sistema difensivo del’isola, tra cui la Torre di Ponza, dotata di un innovativo “albero di segnalazione a specchi e bandiere”, e altri otto punti difensivi dell’isola. Gli interventi realizzati furono affidati dalla corte borbonica al Maggiore anglonapoletano Antonio Winespeare e all’architetto Francesco Carpi.

Ventotene e Santo Stefano

Le altre due isole pontine sono parte dell’esperimento borbonico. A Ventotene la chiesa di San Candida e le opere di valorizzazione del borgo marino e del Forte Torre rappresentano gli interventi più importanti del periodo, mentre Santo Stefano fu scelta per la costruzione di un carcere sperimentale che segue le idee illuministe sui nuovi sistemi penitenziari.

Ischia

L’isola di Ischia durante il regno borbonico fu oggetto di un grande intervento di riqualificazione. A partire dal 1735 fu eretto per volere del medico di corte, Francesco Buonocore, il Palazzo Reale di Ischia, acquisito dai Borbone dopo la rivoluzione del 1799.

Dal 1823 l’isola fu dotata di carcere, per volere di Ferdinando IV, allestito presso il complesso del Castello Aragonese. Anche l’istituto ischitano fu destinato ad accogliere i rivoltosi dei moti del ‘48 ed è accertata la presenza tra le sue mura di Carlo Poerio, Michele Pironti e Nicola Nisco. Soppresse nel 1860, le prigioni furono ripristinate nel 1874. Tuttavia gli ischitani, mal sopportando la presenza del carcere, chiesero al Ministro dell’interno la chiusura dell’ergastolo che avvenne nel 1890.

Soprattuto con Ferdinando II l’isola fu dotata di comode e ridenti strade di comunicazione e, principalmente, di un nuovo porto che facilitò i collegamenti con la terra ferma, offrendo nuove occasioni all’economia ischitana. L’opera, inaugurata il 17 settembre 1854, fu realizzata sistemando l’antico Lago De’ Bagni, poco distante dalla residenza reale, collegandolo al mare con l’apertura di un canale sul versante nord.

Nella zona del porto il sovrano borbonico, inoltre, diede inizio dal 1845 alla costruzione di un complesso termale, oggi di proprietà del Comune d’Ischia, sorto per valorizzare le acque delle tre sorgenti di Pontano, Fornello e Fontana.

Capri

Durante il periodo borbonico l’isola fu oggetto di intense campagne di scavo archeologico ad opera di Carlo di Borbone prima e del figlio Ferdinando IV dopo. A quest’ultimo periodo risale la scoperta di Villa Jovis, la dimora dell’imperatore Tiberio. Sul tratto di costa occidentale dell’isola tra la Grotta Azzurra e il Faro di Punta Carena si trova il sentiero dei Fortini borbonici di Orrico, Mesola e Pino, costruiti come postazioni militari di difesa prima dagli inglesi nel 1806 e poi ampliati dai francesi dopo la presa di Capri avvenuta nel 1808. Insieme al Fortino del Tombosiello e alle torri di Damecuta e della Guardia, i tre fortini costituivano il sistema difensivo dell‘Isola di Capri.

Procida

Prima tra i siti reali borbonici, Procida fu per i sovrani reali luogo di caccia e residenza, trasformando il palazzo rinascimentale dei d’Avalos in reggia di corte. Dopo i moti rivoluzionari del 1799 il complesso fu trasformato prima in scuola militare e poi dal 1830 in carcere borbonico, chiuso definitivamente nel 1988 e abbandonato per più di trent’anni.

Arcipelago siciliano

Isole Eolie

Abitate sin dal neolitico per lo sfruttamento dell’ossidiana e di altre risorse minerarie presenti grazie all’origine vulcanica, le sette isole Eolie (Lipari, Salina, Vulcano, Stromboli, Filicudi, Alicudi, Panarea), ubicate di fronte la costa nord orientale della Sicilia, sono state da sempre al centro di fiorenti rotte commerciali tra oriente e occidente. Anche durante il periodo borbonico le isole furono oggetto d’interesse dei sovrani per l’estrazione della pietra pomice e del caolino a Lipari, dell’allume e dello zolfo a Vulcano.

Isole Egadi

Altro gruppo di isole siciliane, situate presso la costa occidentale della Sicilia, di fronte Trapani, le isole Egadi sono composte dalle tre isole di Favignana, Marettimo e Levazo. Frequentate sin dall’antichità, nel 1637 furono cedute dalla Corona spagnola alla famiglia genovese dei Pallavicini-Rusconi. Con i Borbone, grazie alla presenza di strutture carcerarie preesistenti, le isole divennero luogo di confino, domicilio coatto e colonie penali per isolare delinquenti, rivoluzionali e individui ritenuti pericoli per la società.

Di grande importanza la presenza dal 1841 della famiglia Florio che contribuirono con la pesca e il commercio del tonno a risollevare le sorti delle isole, trasformandole in uno dei siti industriali più importanti dell’800 siciliano.

Isole Pelagie

Situate nel mezzo del Mar Mediterraneo, tra le coste tunisine e siciliane, le isole Pelagie, composte da Lampedusa e Linosa e altri piccoli isolotti, erano la punta meridionale del Regno delle Due Sicilie. Concesse nel 1630 da Carlo II di Spagna a Giulio Tomasi, che assume il titolo di Principe di Lampedusa, due secoli dopo la nobile famiglia cedette nel 1839 le isole a Ferdinando II di Borbone per 12.000 ducati, che le visitò per ben due volte.

Il sovrano borbonico quattro anni dopo, a partire dal 22 settembre 1843, intraprese un’efficace colonizzazione delle isole, affidando a Bernardo Sanvisente, tenente di vascello della Real Marina, il compito di insediare una nuova comunità di 150 abitanti di Pantelleria che introdussero il modello dell’abitazione a dammuso. In breve tempo furono realizzate opere fondamentali per lo sviluppo delle isole che contribuirono alla crescita della popolazione e dell’economia agricola, allo sviluppo della pesca.

Altre isole

Pantelleria

A soli 65 km dalle coste nord orientali della Tunisia è ubicata Pantelleria, isola di origine vulcanica frequentata sin dal Neolitico. Durante il periodo borbonico l’isola fu trasformata in colonia penale e dotata, tuttavia, di un collegamento stabile con la Sicilia a partire dal 1856, grazie ad una convenzione stipulata con la società di navigazione della famiglia Florio.

Ustica

Ubicata a nord di Palermo, non molto distante dalle isole Eolie, Ustica risulta abitata sin dal periodo neolitico. I primi due sovrani borbonici, Carlo e Ferdinando, promossero la colonizzazione dell’isola con popolazioni provenienti da Palermo, Trapani e le Eolie e trasformarono l’isola in colonia penale e luogo di confino per prigionieri politici, funzione mantenuta fino alla caduta del fascismo.

Arcipelago delle Tremiti

A nord del promontorio del Gargano della costa pugliese sono ubicate le isole Tremiti del mar Adriatico, abitate sin dall’antichità anche come luogo di esilio. L’arcipelago è composto dalle isole di San Domino, San Nicola, Capraia, Pianosa e gli scogli di Cretaccio e La Vecchia.

Di proprietà di potenti ordini monastici dal periodo medievale, le Tremiti passarono al demanio reale con Ferdinando IV di Borbone che dal 1780 si adoperò per istituire sulle isole una colonia penale attiva sino al 1943. A partire dal 1843 il re Ferdinando II, con l’intento di ripopolare le isole, vi fece insediare molti pescatori provenienti da Ischia, che poterono così sfruttare proficuamente la pescosità di quell’area marittima e da famiglie del regno, dando luogo così a una seconda colonizzazione delle Tremiti.

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