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Dai Farnese ai Borbone

Alla morte senza eredi maschi di Antonio Farnese nel 1731, l’intero patrimonio culturale farnesiano di opere d’arte passò per volontà ereditaria a Carlo di Borbone, primogenito di Elisabetta Farnese moglie di Filippo V re di Spagna. Nel 1734 Carlo di Borbone dispose il trasferimento di buona parte dei beni farnesiani a Napoli tra il 1735 e il 1739.

La collezione Farnese, costituita da opere di interesse artistico-archeologico – gemme, monete, disegni, libri, arredi, quadri, strumenti scientifici, sculture – fu dapprima sistemata a Palazzo Reale di Napoli e poi trovò adeguata collocazione nella Reggia di Capodimonte. Tra il 1756-59 Giovanni Maria della Torre, incaricato della cura della collezione, annunciava a Carlo di Borbone di aver completato il Real Museo Farnesiano:

“già posto in ordine, tanto per quello che riguarda le antichità in esso contenute, quanto per quello che spetta la Galleria de’ quadri”

Il secondo nucleo collezionistico è legato all’impresa archeologica di Carlo di Borbone con la quale a partire dai primi anni del regno portò alla luce diversi reperti archeologici dalle città vesuviane di Ercolano (1738), Pompei (1748) e Stabia (1749). L’importanza dei reperti che affiorarono e l’interesse che suscitarono in Europa per la conoscenza della civiltà romana, fecero maturare a Re Carlo l’idea di collocare la più grande raccolta archeologica al mondo a Portici. Il nuovo Real Museo Ercolanese contribuì alla nascita della moderna scienza archeologica, alla diffusione della nuova corrente neoclassica e alla nascita delle prime leggi di tutela del patrimonio nel Regno delle due Sicilie.

Il corso della politica museale borbonica trovò alla fine del ‘700 un importante momento di sintesi per le successive vicende culturali di Napoli. Ferdinando IV di Borbone, figlio di Carlo di Borbone, a partire dal 1777 dispose il trasferimento dell’Università al Collegio Massimo dei Gesuiti per lasciare libero il Regio Palazzo degli Studi – oggi noto come Museo Archeologico Nazionale di Napoli – ove, negli anni a seguire, confluirono le raccolte farnesiane di Capodimonte e quelle archeologiche di Portici, affiancate dal nucleo archeologico romano al Palazzo Farnese, che il sovrano decise di spostare a Napoli. In tal modo, fu realizzato il progetto del Real Museo Borbonico, su modello di quello illuministico universale, che rappresentava uno dei più grandi musei didattici d’Europa destinato alla pubblica fruizione.

A seguito di svariate vicende ed ulteriori trasferimenti, il patrimonio culturale farnesiano-borbonico è oggi custodito e fruibile a Napoli e nei suoi dintorni, presso il Palazzo Reale e le altre residenze reali di Capodimonte e Caserta, oltre al Museo Archeologico Nazionale ed i Parchi Archeologici di Ercolano e Pompei e Stabia.

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