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Eleonora de Fonseca Pimentel

La Libertà di opinare è un diritto dell’uomo. La principale delle sue facoltà è la ragionatrice. Quindi ha il diritto di svilupparla in tutte le possibili forme e di nutrire tutte le opinioni che gli sembrano vere

(Dichiarazione dei diritti e dei doveri, dell’uomo, del cittadino, del popolo, de’ suoi rappresentanti)

A 225 anni dalla fine della Repubblica Napoletana, il 22 giugno 1799, Diari Reali desidera celebrare con la rubrica Il personaggio del mese una delle figure protagoniste della rivoluzione dei patrioti: Eleonora de Fonseca Pimentel.

Sull’onda della prima campagna d’Italia (1796-1797) di Napoleone Bonaparte e delle truppe repubblicane francesi, create a seguito della Rivoluzione del 1789, anche nel Regno di Napoli fu istituita la forma repubblicana che durò complessivamente 5 mesi e venti giorni, preceduti dalla fuga di Ferdinando IV di Borbone e della Famiglia Reale a Palermo il 21 dicembre 1798. Il corteo reale, imbarcato sulla nave HMS “Vanguard”, fu scortato dalla flotta inglese dell’ammiraglio Horatio Nelson, sotto la supervisione del segretario di Stato John Acton.

Nei pochi mesi di vita l’esperienza napoletana darà vita ad un articolato programma di riforme che tuttavia incontrerà molte difficoltà di attuazione dovute sia alle poche risorse finanziarie che alla scarsa adesione popolare in città e nel resto delle province del Regno di Napoli. La repubblica partenopea infatti si concluderà con la riconquista borbonica del regno da parte dell’Armata della Santa Fede guidata dal Cardinale Fabrizio Ruffo di Calabria. Tuttavia tra i repubblicani partenopei vi saranno personalità di grande spessore culturale come il giurista Mario Pagano, il patologo Domenico Cirillo, il patriota Cesare Paribelli, tra cui si distinse la patriota Eleonora de Fonseca Pimentel.

La Pimentel Fonseca, nata a Roma il 13 gennaio 1752, di origini portoghesi, si spostò con la famiglia prima a Roma e poi a Napoli dove, già dall’età di 16 anni, iniziò a frequentare ambienti culturali emergendo per la sua perspicacia.

Nel primo periodo di permanenza a Napoli Eleonora instaurò uno stretto legame con Maria Carolina d’Austria, dovuto sia all’incarico di bibliotecaria personale che la regina volle conferirle che, secondo alcune fonti, alla comune affermazione che le due donne perseguirono nei rispettivi campi, politico e letterario.

Con la decapitazione di Maria Antonietta nel 1793 e l’evolversi degli eventi nella Francia Rivoluzionaria, la Corte napoletana iniziò a nutrire diffidenza nei confronti degli illuministi giacobini, introducendo il reato di opinione. Anche l’eroina repubblicana seguì il vento del cambiamento accompagnato dalla flotta francese a Napoli, sentendosi dalla parte del popolo e sempre più distante da una monarchia terrorizzata dalla morte della sorella della regina.

Nel 1797 la corte sospese il sussidio riconosciuto alla giovane donna forte e combattiva e verso la fine del 1798 Eleonora de Fonseca Pimentel fu arrestata con l’accusa di leggere libri proibiti e tenere, presso la sua abitazione, riunioni non in linea con le direttive della monarchia. Liberata pochi mesi dopo a seguito della fuga della famiglia reale, partecipò alla conquista di Castel Sant’Elmo il 19 gennaio 1799, evento che facilitò l’ingresso delle truppe francesi e la proclamazione della repubblica.

Nel breve periodo repubblicano Eleonora fu direttrice del periodico bisettimanale “Monitore napoletano”, organo ufficiale della repubblica napoletana. Restaurata la monarchia borbonica, la Pimentel Fonseca, inizialmente condannata all’esilio in Francia, fu catturata, giustiziata e portata al patibolo il 20 agosto 1799 nella storica Piazza Mercato di Napoli con altri sette repubblicani, concludendo la sua intensa vita all’età di 47 anni.

Anche la vita privata della Pimentel fu travagliata. Andò in sposa nel 1778 a Pasquale Tria, uomo violento che la fece abortire nel tentativo di buttarla giù dal balcone. Dopo quell’episodio, Eleonora ebbe un figlio nello stesso anno, al quale fu molto devota, che a soli 8 mesi si ammalò gravemente e morì. Ciò causò una forte tensione tra lei e il marito che si accusavano vicendevolmente della spiacevole perdita. Solo grazie all’intervento del padre, Eleonora ottenne la separazione e si allontanò definitivamente dal marito.

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