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Il Presepe alla corte dei Borbone

«Ecco il momento di accennare ad un altro svago che è caratteristico dei napoletani, il Presepe […] Si costruisce un leggero palchetto a forma di capanna, tutto adorno di alberi e di alberelli sempre verdi; e lì ci si mette la Madonna, il Bambino Gesù e tutti i personaggi […]. Ma ciò che conferisce a tutto lo spettacolo una nota di grazia incomparabile è lo sfondo, in cui s’incornicia il Vesuvio coi suoi dintorni» (Johann Wolfgang von Goethe, Viaggio in Italia, 1787)

Il Presepe, dal latino praesaepe che significa “mangiatoia”, è il simbolo della Natività. L’arte presepiale ebbe inizio nel XIII secolo e la prima rilevante rappresentazione risale al 1223, a Greccio per iniziativa di San Francesco. Il presepe a Napoli, invece, giunse a metà del XVI secolo per iniziativa di San Gaetano da Thiene, ritenuto storicamente colui il quale avviò la tradizione presepiale napoletana di allestire nelle chiese e in case private le scene della natività prima con statue a grandezza naturale e successivamente con statuine snodabili di ridotte dimensioni rivestite di stoffe e abiti.

Il Settecento è il periodo di massimo splendore del presepe nelle corti d’Europa, in particolare presso i palazzi reali della dinastia cattolica dei Borbone. Dalla Spagna di Filippo V, sovrano che ogni anno allestiva la scena della Natività al Palazzo del Buen Retiro, la passione presepiale giunse a suo figlio, Carlo di Borbone, dal 1734/35 re di Napoli e di Sicilia.

Si narra che il sovrano e la regina Maria Amalia di Sassonia nel periodo natalizio fossero in prima persona impegnati nell’allestimento del presepe, occupandosi di ricamare le statuine dei pastori con pregiate stoffe e ricche decorazioni nella scena della Natività. 

Una delle particolarità del presepe napoletano della corte borbonica era quello di essere popolato da innumerevoli figure umane (mercanti, acquaioli, calzolai, fabbri, sarti, maniscalchi, ambasciatori, etc.) e di animali (bufale, cani, pecore e specie esotiche) e ambientato tra rovine di templi greco-romani, per influsso degli scavi delle antiche città di Ercolano e Pompei, osterie, botteghe e altri luoghi della scena urbana della Napoli settecentesca, popolare e cosmopolita.

La tradizione presepiale alla corte napoletana proseguì con i successivi sovrani borbonici, testimoniata, tra l’altro da uno degli ultimi allestimenti realizzato nel 1844 alla Reggia di Caserta, durante il regno di Ferdinando II, su progetto di Giovanni Cobianchi, opera immortalata dal pittore Salvatore Fergola, in occasione dell’inaugurazione della ferrovia Napoli-Caserta.

Il presepe di corte nella sontuosa residenza reale infatti, veniva allestito ogni anno con una scenografia diversa e restava esposto dal 12 dicembre al 2 febbraio, festa della Candelora. Il presepe di corte alla Reggia di Caserta, nonostante abbia subito nel tempo vari smembramenti, nel 1988 è stato nuovamente riallestito, sotto la direzione di Enzo Catello e la realizzazione di Roberto De Gennaro, ed è oggi visitabile nella Sala Ellittica degli Appartamenti Storici lungo il percorso museale.

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