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La Strada Regia delle Calabrie

Ospite cessa di ammirare le antiche vie Flaminia, Aurelia, Appia, portenti dall’antica ingegneria. Questa strada di 300 mila passi che va fino a Reggio già impraticabile è divenuta ora, comodissima agli scambievoli rapporti fra provincie. Questa opera che provvidamente volle Ferdinando IV Re di Napoli e Sicilia, Pio Felice Augusto, edificata a spese dall’Erario Regio, dei Sacerdozi, delle Provincie, dei Municipii, è tua, un miracolo non solo dell’Italia ma di tutto il mondo. Per il numero dei ponti e delle arcate il taglio delle montagne la deviazione dei fiumi il rialzamento delle valli la rimozione degli ostacoli, prendila (traduzione dal latino dell’Epitaffio borbonico dedicato nel 1779 alla Strada Regia)

La Strada Regia delle Calabrie era la più lunga e importante via di comunicazione terrestre dell’Italia meridionale. Sorge sui resti della più antica “Capua-Regium” di origine romana, con cui condivide la storia di una costruzione complessa e dispendiosa.

Una strada percorsa per secoli da eserciti, condottieri, staffette postali e dai numerosi aristocratici che nel Settecento si recavano in visita nei luoghi del “Grand Tour”, attraversando territori sconosciuti e impervi, su cui si tramandavano racconti di fatti misteriosi e cruenti.

Ridotta in epoca vicereale a poco più di un sentiero, verrà ricostruita da Ferdinando IV di Borbone, affrontando enormi spese e lunghi anni di lavori. Nel 1779 verrà inaugurato il primo tratto della nuova “Strada Regia delle Calabrie”, un’opera imponente, ricordata dalle solenni parole di encomio, scritte in latino, su una vecchia epigrafe che sorge poco dopo il ponte sul fiume Sele, nei pressi del Real Sito di Persano.

Questa strada, insieme ai borghi che sorgono lungo il suo cammino, è stata letteralmente attraversata dalla storia, fino a quando, nel 1962, non venne completamente tagliata fuori a seguito della realizzazione della prima autostrada meridionale: la A3 Salerno-Reggio Calabria. Di colpo vennero isolati tutti i borghi sedi delle antiche stazioni di posta, restando incastonati in un meraviglioso paesaggio, aspro e incontaminato.

Oggi Archeoclub d’Italia (Associazione di Promozione Sociale che ha a cuore il patrimonio storico, artistico ed ambientale italiano), sta lavorando alla riqualificazione in chiave culturale e turistica di questo antico cammino e di tutti i piccoli borghi attraversati, facendone conoscere le bellezze, la storia e le antichissime tradizioni di ospitalità e accoglienza.

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