Produce il mare delle altre frutta, come Cozze nere, Telline, Chiocciole, Vongole, Dattili, ec. le quali son’ottime per brodo, e per condimento di ragù, e pasticci (Vincenzo Corrado, Il Cuoco Galante)
Amatissimo piatto della tradizione partenopea, la zuppa di cozze è la protagonista del Giovedì Santo in Campania, quando la maggior parte delle famiglie è solita servirla in tavola.
La zuppa di cozze alla napoletana ha origini lontanissime e precisamente al tempo di Ferdinando IV di Borbone. Il monarca era ghiotto di pesce e frutti di mare che egli stesso, si narra, amava pescare nelle acque del golfo e vendere a Mergellina travestito da pescatore.
Di buon appetito, il sovrano era solito farsi servire le cozze in maniera sontuosa con una ricetta di sua invenzione cosiddetta cozzeche dint’â connola, dove la connola o culla era un grosso pomodoro di Sorrento imbottito con cozze e un raffinato impasto ad hoc.
Re Ferdinando era anche molto devoto, pertanto, dopo l’ammonimento di padre Gregorio Maria Rocco di limitare la sua “voracità” almeno durante la Settimana Santa, si inventò una soluzione di compromesso per resistere ad un’intera settimana di “astinenza”: ordinò ai suoi cuochi di “impoverire” per quella settimana le sue sontuose ricette. Una di queste fu proprio quella delle cozzeche dint’â connola.
Pur di non rinunciare ai suoi tanti graditi mitili ordinò per il Giovedì Santo di farsi servire in tavola la zuppa di cozze con pomodoro e salsa forte ai peperoni.
Dalle cucine di palazzo la notizia fece il giro della città e a partire da quel giorno la ricetta entrò a far parte della tradizione pasquale. Poiché costose, il popolo sostituì le cozze con le più economiche lumache e si contentò di una zuppa di lumache (ciammarruche), preparata con il medesimo sugo.