Il Reale Acquedotto Carolino è una delle opere più singolari ch’esistono in Europa. Noi ne andiamo debitori al Re Carlo III che la intraprese e la condusse quasi a fine. Nè possiamo frodare di una giusta lode l’Architetto Vanvitelli, che con un genio sublime ed ardimentoso superò tutti gli ostacoli e fece veder realizzare le idee del gran Principe (da Antonio Sancio, Platea de’ fondi, beni e rendite che costituiscono l’amministrazione del Real Sito di Caserta, Stato di Caserta 1826)
Con queste parole, nel 1826, il Cavaliere Antonio Sancio, descriveva la maestosa opera di ingegneria idraulica che fortemente caratterizzò e modificò il paesaggio casertano. Il grandioso progetto elaborato da Luigi Vanvitelli per il re di Napoli e di Sicilia, Carlo di Borbone, prevedeva la realizzazione dell’Acquedotto, denominato Carolino in onore del re, originato dall’esigenza di approvvigionare la grande città che sarebbe sorta intorno alla Reggia di Caserta e di potenziare l’alimentazione idrica della città di Napoli.
Il condotto, che si estende per circa 38 km, rappresenta una moderna infrastruttura lungo la quale si estendevano giardini e tenute reali destinate sia a scopi di svago che fini produttivi, in un susseguirsi di paesaggi montani e fluviali che dal monte Taburno nel territorio beneventano si protendevano alle colline ed alle fertili pianure di Terra di Lavoro.
I lavori dell’opera, ispirata agli antichi acquedotti romani campani come quello del Serino, iniziarono nel 1753 e furono completati nel 1770, con un costo complessivo di 622.424 ducati. Alla morte di Luigi Vanvitelli, avvenuta nel marzo del 1773, la carica di “direttore generale della fabbrica” venne assegnata al figlio Carlo che il maestro aveva associato alla direzione dei lavori qualche tempo prima di morire.
Dal tracciato principale dell’acquedotto il percorso dell’acqua deviava con una diramazione, realizzata dall’architetto Francesco Collecini, che dalla Reggia di Caserta giungeva fino al Real Sito di Carditello passando per il Belvedere di San Leucio, rifornendo le residenze reali per le attività produttive e per i bisogni della corte.
Un altro tracciato dell’acquedotto, detto “Tronco di San Benedetto”, fu voluto dal re Carlo di Borbone per approvvigionare la città di Napoli. Il tratto di “San Benedetto”, realizzato da Luigi Vanvitelli e suo figlio Carlo, fu scavato interamente a mano per una lunghezza di 9 km, al di fuori di una porzione rettilinea ancora visibile, per immettersi nel condotto del seicentesco acquedotto del Carmignano che già approvvigionava la capitale.
In occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua è importante ricordare il valore universale dell’opera vanvitelliana, che, inserita nel 1997 nella lista dei beni tutelati dall’UNESCO, è dal 2010 sotto tutela del Ministero della Cultura e la gestione tecnico-economica del Museo autonomo della Reggia di Caserta.
L’istituto museale organizza periodicamente visite di studio per una conoscenza ed una migliore fruizione del monumento e iniziative di valorizzazione con eventi che interessano tutto il percorso del Carolino, come passeggiate e visite guidate.
LEONARDO ANCONA, Funzionario della Reggia di Caserta e Responsabile Acquedotto Carolino e Bosco di San Silvestro