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L’Aquila Capitale italiana della Cultura 2026

Dovunque si sente lo spazio […], è una città che respira. Lo sguardo, appena trova un varco, subito va lontano, con l’immediatezza di un corpo sommerso che viene a galla, fino al Gran Sasso e al Sirente, dominanti la vasta conca

(Guido Piovene)

Nel 2026 L’Aquila sarà Capitale italiana della Cultura. Un titolo del tutto meritato per una città che di cultura si è sempre nutrita facendone un suo tratto fondamentale. La giuria del Ministero della Cultura ha infatti premiato la proposta di valorizzazione del patrimonio culturale aquilano, basata sulla scelta del recupero di una storia territoriale più volte colpita nei secoli da eventi sismici.

In un rapido excursus, proviamo quindi a percorrere le curve del tempo, quando gli italici popoli Sabini e Vestini occupavano quest’area del Centro-Italia, attraversando poi le strade romane di Amiternum – patria di Sallustio – che ancora oggi nei resti archeologici del teatro e dell’anfiteatro ci riconsegna echi di un glorioso passato. Fino alla lotta tra Impero e Papato, qui consumata in uno scontro che portò alla fondazione della città medievale col diploma sottoscritto da Corrado IV (figlio di Federico II di Svevia) e con la straordinaria partecipazione di tutti i Castelli – oggi diremmo “Comuni” – circostanti. Castelli simboleggiati dai mascheroni della Fontana delle 99 Cannelle, tappa obbligata per chi passa nella città abruzzese.

L’Aquila ha sempre prodotto e diffuso cultura, innovazione e sviluppo in ogni ambito. Pensiamo all’eccezionale contributo apportato da personalità del calibro di Raffaele Colapietra, Giorgio De Marchis, Edoardo Scarfoglio, ma anche al lavoro di ricerca del Gran Sasso Science Institute e dei laboratori dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare realizzati a quasi un chilometro e mezzo di profondità sotto la maggiore vetta degli Appennini, struttura scientifica sotterranea tra le più grandi e importanti del mondo. 

Per non dire in campo musicale, con il Conservatorio Alfredo Casella o la Barattelli (Società aquilana dei concerti), fino all’eccezionale voce di Simona Molinari o all’attività dei Solisti Aquilani e del Maestro Leonardo De Amicis. Anche nel settore dello spettacolo, la città si è distinta con il Teatro Stabile d’Abruzzo, la cui produzione ha coinvolto nomi che vanno da Carmelo Bene a Ennio Morricone, da Giorgio Albertazzi a Giancarlo Giannini, fino a Lina Sastri, Gigi Proietti e Alessandro Gassmann, solo per citarne alcuni.

Insomma, al di là del riconoscimento ricevuto per il progetto presentato, è innegabile che L’Aquila ha tanto da offrire. Questo è il momento storico per impegnarsi al massimo al fine di rimodulare il rapporto tra il centro urbano e i territori abruzzesi circostanti per valorizzare le identità locali e creare nuove opportunità di crescita, con un pubblico che sia spettatore e partecipe di quella progettualità che andrà oltre il 2026 e che vuole porre le basi per un’innovazione proiettata nel futuro e capace di trasformare permanentemente la città in un luogo attrattivo per chi ama la cultura.

MASSIMILIANO TESONE

Segretariato Regionale Ministero della Cultura Abruzzo

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