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Sicilia, il viaggio per una corona

Con l’arrivo di Carlo di Borbone Napoli e la Sicilia non avrebbero tuttavia ‘visto in nulla mutare la natura essenzialmente dinastica della loro unione, che la denominazione delle Due Sicilie […] semplicemente nascondeva, non modificava’ […] ‘due amministrazioni e due governi paralleli, due ordinamenti, ciascuno con le proprie caratteristiche storie e istituzionali’

(GIUSEPPE CARIDI, CARLO III)

A quasi trecento anni dall’incoronazione di Carlo di Borbone a Palermo (3 luglio 1735), Diari Reali desidera ripercorrere idealmente il viaggio intrapreso dal sovrano alla scoperta dei territori del Regno delle Due Sicilie.

Il 17 maggio 1734, a seguito della campagna intrapresa contro gli Austriaci per la conquista del regno di Napoli, Carlo di Borbone entrò trionfante nella capitale partenopea, acclamato e riconosciuto come re della nuova dinastia. Ciò nonostante Papa Clemente XII rifiutò inizialmente di riconoscere l’investitura del nuovo sovrano, in virtù dei secolari diritti feudali del papato sul Regno di Napoli e di Sicilia. La corte napoletana maturò una semplice soluzione: incoronare Carlo a Palermo, territorio nel quale l’assenso pontificio non era indispensabile grazie a un antico privilegio medievale.

Il 3 gennaio 1735 Carlo iniziò il viaggio verso Palermo ove il 3 luglio fu incoronato re delle due Sicilie. Partito da Napoli, il corteo reale fece la sua prima sosta a Nola, dove il re soggiornò presso il palazzo del Marchese Capecelatro. La seconda tappa campana fu Avellino. Qui il sovrano fu ospitato nel palazzo del Principe Marino IV Caracciolo (attualmente Palazzo della Provincia), uno tra gli esponenti più importanti del regno, dove fu omaggiato dai nobili e dal clero.

Il viaggio proseguì verso la Puglia. Tra le tappe più significative Gravina, dove Carlo fece il suo ingresso il 16 gennaio. Una sontuosa cerimonia accolse il sovrano che soggiornò nel Palazzo della famiglia Gravina Orsini, ove fu accolto dallo zio del duca, Vescovo di Capua. Il giorno dopo il corteo ripartì alla volta della Basilicata, facendo tappa a Matera, dove il re fu omaggiato da spettacoli pirotecnici e musica. Soggiornò per due giorni presso il lussuoso Palazzo vescovile, dove accolse i numerosi sudditi provenienti dalle aree lucane limitrofe.

Successivamente il corteo reale si spostò in Calabria, dove sul confine tra le due province calabresi (Citra e Ultra), Carlo ricevette l’omaggio dei rappresentanti della Regia Udienza di Catanzaro. Il viaggio proseguì verso Crotone, una delle città più importanti delle due province, dove il re fu accolto dal rombo dei cannoni del castello. Il palazzo Don Cesare Berlingieri fu scelto come sede per accogliere il sovrano e la sua corte. 

Il 6 febbraio 1735 Carlo entrò a Catanzaro dove fu omaggiato dalla Regia Udienza e dall’Arcivescovo Monsignor Rossi. Il re soggiornò nel palazzo di Don Emanuele Del Riso, Primo Eletto delle Città, e qui vi restò fino al 9 febbraio, quando l’Arcivescovo Rossi gli presentò la venerazione delle reliquie di San Vitaliano.

Il 18 marzo il sovrano si imbarcò per la Sicilia, giungendo a Messina e passando la notte nell’antico monastero italogreco del SS. Salvatore. Il giorno dopo partecipò alla liturgia di ringraziamento nel Duomo e poi si trasferì con la sua corte nel palazzo del Principe di Alcontres. Qui si trattenne fino al 17 maggio, intento a organizzare la sua incoronazione a Palermo.

Il 18 maggio giunse a Palermo via mare e il 19, in quell’anno Festa dell’Ascensione, ci fu la sua entrata trionfale. L’incoronazione avvenne il 3 luglio, al termine di una solenne e lunga liturgia tenutasi nella Cattedrale palermitana, officiata dall’Arcivescovo Monsignor Basile. Dopo cinque giorni il re e la sua corte si imbarcarono su un naviglio spagnolo per sbarcare a Napoli il 12 luglio.

L’itinerario di conquista da Napoli a Palermo compiuto dal giovane sovrano gli diede modo anche di poter conoscere da vicino i territori e le comunità del nuovo regno meridionale. Al pari del rinnovamento e della stagione di riforme avviata nella capitale napoletana, anche nelle province del resto del regno il sovrano avviò importanti interventi volti a creare benessere alle popolazioni promuovendo le arti, la cultura e le ricerche archeologiche.

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