Il sito
Il Cratere degli Astroni, nato circa 4.400 anni fa, già utilizzato come bagni termali in epoca romana, fu scelto nel 1217 da Federico II come luogo di cura. Successivamente, nella seconda metà del XV secolo, divenne con Alfonso I d’Aragona riserva di caccia reale popolata di selvaggina fino alla donazione nel 1721 ai Gesuiti che sospesero l’attività venatoria.
A partire dal 1739, per opera di Carlo di Borbone, il sito degli Astroni entrò a far parte della rete dei Siti Reali e fu riconvertito in riserva di caccia, ripopolato nuovamente di animali selvatici. Il sovrano, inoltre, fece costruire un muro di cinta che percorre l’anello del cratere, due torri di avvistamento (Torre Nocera e Torre Lupara) e la casina di caccia della Vaccheria all’interno del bosco.
Dopo alterne vicende successive all’Unità d’Italia e alle due guerre mondiali, gli Astroni sono dal 1970 di proprietà della Regione Campania e dal 1987 “Riserva Naturale” grazie all’istituzione del Ministero dell’Ambiente che ha affidato dal 1990 la gestione del sito al WWF Italia, aprendola al pubblico dal 1992.