Il sito
La riscoperta di Paestum è legata alla Strada Regia delle Calabrie, voluta da Carlo di Borbone a partire dal 1745, che attraversa ancora oggi il sito dividendo in due l’anfiteatro romano. Città di grande splendore in epoca greco-romana, l’antica colonia della Magna Grecia ispirò nel Settecento il mito greco nella corrente neoclassicista, insieme a quello romano con gli scavi di Ercolano e Pompei.
Fondata dai coloni greci di Sibari intorno al 600 a.C. con il nome di Poseidonia per farne un porto sul Tirreno utile al commercio con gli Etruschi, Paestum con Agrigento, Selinunte e Segesta, è tra i pochi siti archeologici che meglio conserva, all’interno delle mura greche, i resti dei templi dorici delle colonie greche nell’Italia meridionale.
Occupata dai Lucani tra il 420 e il 410 a.C., nel 273 a.C. divenne colonia romana con nome di Paestum fino alla caduta dell’impero, a seguito del quale inizia il lento abbandono a favore del nuovo insediamento di Capaccio sui vicini monti cilentani, anche a causa delle incursioni saracene e dell’impaludamento dell’area circostante.
Meta di viaggiatori ed artisti del Grand Tour, come Winkelmann, Piranesi e Goethe, la visita oggi al Parco Archeologico di Paestum, oltre ai resti della città, include i tre grandi templi in stile dorico (Era, Cerere e Nettuno) e il Museo Archeologico che racconta dal 1952 con i reperti custoditi l’evoluzione della città. Di inestimabile valore è la Tomba del Tuffatore, manufatto dell’arte funeraria della Magna Grecia conservato al museo con rare testimonianze di pittura greca figurativa.